Dalla Spagna arriva un progetto per ripulire i mari dalla plastica trasformandola in vestiti: l’idea è stata dell’azienda Ecoalf.


Ogni anno, nel mare, si accumulano tra i sei e gli otto milioni di tonnellate di spazzatura di cui, secondo alcune ricerche svolte dall’associazione ambientale Legambiente, il 90 per cento è plastica proveniente dai materiali da pesca, dalle bottiglie e dalle borse perse o gettate volontariamente in acqua.
Quanta plastica c’è nei mari, negli oceani
La presenza dei rifiuti di plastica in mare è molto pericolosa perché minaccia la vita dei pesci, ma anche la nostra. In particolare, il problema principale si riscontra con le microplastiche, ovvero quei piccoli frammenti che si generano dal deterioramento della plastica: quando vengono ingerite dalla fauna marina, possono causare l’estinzione di alcune specie o intossicare i pesci che entrano direttamente nella nostra catena alimentare.
Oggi, si possono avvistare delle vere e proprie isole di plastica che galleggiano in mare, ed entro i prossimi dieci anni la situazione è destinata a peggiorare drasticamente. Così, gli esperti affermano che è necessario arrestare quanto prima questo fenomeno per salvaguardare l’ecosistema marino.
Ecoalf e il progetto Upcycling the oceans
Sono già molti i progetti che presentano un piano d’azione innovativo per ripulire i mari dai rifiuti di plastica. Upcycling the oceans è un’iniziativa dell’azienda d’abbigliamento spagnola Ecoalf che trasforma la plastica recuperata dal mare in abiti, giacche e borse di prima qualità.

L’idea nasce dal fondatore e proprietario dell’azienda, Javier Goyeneche, osservando le grandi quantità di rifiuti che le reti da pesca raccolgono durante le spedizioni al largo: “dalla plastica, agli pneumatici, agli stracci, ai cartoni e all’alluminio. Così, con il mio team di ricercatori ci siamo chiesti se tutta quella spazzatura si potesse riciclare per pulire le acque proprio con l’aiuto dei pescatori”, ha dichiarato Goyeneche.

Dopo un anno intenso di studio, oggi Ecoalf collabora con duecento pescherecci, undici porti e raccoglie circa una tonnellata di rifiuti al giorno provenienti dal mar Mediterraneo. Nella fattispecie, con i rifiuti di plastica che, altrimenti, riposerebbero sui fondali per più di 400 anni o finirebbero nella catena alimentare, viene realizzato un eco-filato adatto a confezionare grandi quantità di abiti. Infatti, basti pensare che per ottenere un metro di filato sono necessari solo 235 grammi di rete da pesca o settanta bottiglie di plastica.
Con Upcycling the oceans, la moda si rivela un settore estremamente innovativo dal punto di vista della sostenibilità. E, proprio come dimostra il fondatore dell’azienda, è possibile applicare ai materiali riciclati “la stessa qualità, disegno e proprietà tecniche dei migliori articoli non riciclati”.
